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# 12 –  Caccia al Ragno Rosso (1° parte)

 

di Carmelo Mobilia

Ospite d’onore:  https://www.comicus.it/marvelit/images/imm_interne/MTU15-1.jpg

 

 

Attenzione! Questa storia avviene dopo gli eventi dell’Uomo Ragno 73/76.

 

Periferia di San Francisco, alcune settimane prima.

 

La lussuosa villa trasudava denaro. Era ovvio che chi ci abitasse ne aveva parecchio. I ragazzi che attraversano il vialetto invece davano tutt’altra impressione, coi loro giubbotti di pelle e i jeans strappati. Arrivarono all’ingresso dove dei robusti bodyguard li stavano aspettando. Un uomo dall’interno gli andò incontro.

<Benvenuti. Entrate, prego …> i ragazzi raccolsero l’invito e varcarono la soglia. Subito uno dei gorilla lì perquisì, constatando che non portavano armi. Attraversarono il lungo corridoio ornato da diverse opere d’arte, quadri e busti in marmo che rappresentavano alcuni dei più famosi uomini di potere della storia. Il tizio che gli faceva da Virgilio lì accompagnò fino al giardino, dove spiccava una grande piscina. Una bellissima ragazza di colore faceva il bagno in topless in compagnia di un uomo più anziano e di aspetto meno gradevole.

<Signore, sono arrivati i suoi ospiti.>

<Ah grazie Jacques.> l’uomo uscì dalla piscina: capelli lunghi, grigi e radi raccolti in una coda di cavallo. Era magrolino, con tutta la pelle grinzosa, non era certo quello che poteva definirsi un fisico atletico, ma nonostante il suo aspetto poco imponente Damon Dran era un uomo praticamente indistruttibile. Merito di alcune modifiche genetiche a cui si sottopose alcuni anni prima per paura delle conseguenze di una guerra nucleare. Indossò una vestaglia, si sedette su una sdraio e dal tavolino adiacente prese una sigaretta, la infilò nel bocchino, l’accese e cominciò a tirare.

<Allora ditemi … di cosa volevate parlarmi?>

Quello che pareva essere il capo dei tre cominciò a parlare:

<Vede, mister Dran, alcuni mesi fa ci siamo fatti arrivare un grosso carico di droga da NY da piazzare a Miami … il nostro acquirente di solito era mr Slug, ma a natale è stato arrestato durante una retata alla sua villa da Occhio di Falco e quell’altro … come si chiama …> [1]

<Dark Knight .> disse uno dei due soci.

<MOON Knight …> lo corresse l’altro.

<Giusto, Moon Knight. Fatto sta che a noi è rimasto un carico di OCM sul groppone. Così siamo venuti qui a Frisco per piazzarla, ma Tarantula Nera e il Signore del Crimine, come si fa chiamare, sono troppo occupati a farsi la guerra anziché pensare agli affari. Così …>

<Così avete deciso di venire da me per vendermi il carico, giusto?>

<Esattamente.>

<E avete fatto bene. Quei due miliardi per la roba ve li do io e anzi, vi do già un sostanzioso anticipo per i prossimi carichi, ma a una condizione: io mi prendo il 70 % , senza storie.>

<Il 70%?  Andiamo mr Dran, Slug non si prendeva mai più del 60 …>

<Ma io non sono Slug come vedete, dunque si fa come dico io o niente ok? E voglio vedere che cosa ci fate con i camion pieni di roba ad ammuffire in magazzino …>

Era una rapina bella e buona, ma non avevano scelta. Dran li teneva per le palle. Accettarono a malincuore. Erano in affari.

<Molto bene.  Jacques, porta una bottiglia di champagne. Dobbiamo festeggiare questo nuovo business con miei nuovi soci.> disse alzandosi in piedi e stringendo le mani ai tre.

 

San Francisco. Oggi.

 

Per usare un eufemismo, erano state settimane “molto complicate”: era stato accusato di un omicidio che non aveva commesso, poi la sua ragazza era sparita senza dire nulla, suo figlio era stato rapito da gruppo di scienziati agli ordini di pazzo ed infine lui stesso era stato rapito da un boss criminale per assurdi scopi mistici. C’era di che impazzire. Ma per quanto la situazione sembrasse insostenibile, Ben Reilly si sforzava di vedere il lato positivo. Era comunque riuscito a sopravvivere alla “battaglia tra Ragni”, il figlio stava ricevendo delle cure mediche per la sua insolita malattia e quest’oggi c’era una messaggio nella segreteria telefonica da parte di Helen che diceva che stava bene e di non preoccuparsi. Non diceva di più, dove si fosse cacciata o che stava combinando, ma almeno era qualcosa. 

Il Ragno Rosso si aggirava tra i palazzi appeso alle sue tele, seguendo una soffiata che aveva ricevuto riguardo ad un grosso carico di droga in un magazzino del porto. Arrivato sul posto si appollaiò su una trave del soffitto in attesa che arrivassero per svuotare le casse. Era sicuro che si trattasse degli sgherri del Signore del Crimine; da troppo tempo non dava segni di vita.

<Probabilmente stava a guardare aspettando che io e Tarantola Nera ci eliminassero a vicenda. Al momento Fabian LaMuerto è fuori dai giochi, per cui in base alla mia esperienza  è il momento giusto per un farabutto di cercare di accaparrarsi la piazza …  ah eccoli. Ci siamo.>

I trafficanti entrarono e si misero al lavoro nell’aprire le casse e caricare i contenuti nei furgoni. Il Rosso si lanciò su di loro.

<E’ L’UOMO RAGNO!> gridò uno di loro, aprendo il fuoco.

<L’Uomo Ragno bazzica New York ragazzi, aggiornatevi. Io sono il Ragno Rosso, nuovo rompiscatole di quartiere!> affermò ad alta voce mentre stendeva due di loro colpendoli contemporaneamente con entrambi i piedi. Le pallottole cominciarono a volare nell’aria ma grazie al suo senso di ragno evitarle era un gioco da ragazzi. Lanciò due tele premendo il bottone sui palmi delle mani, che si appiccicarono al petto di altri due di quei farabutti armati e, ruotando con forza, gli fece atterrare altri membri della banda, che volarono in aria come i birilli del bowling dopo uno strike. I rimanenti gli andarono addosso ma con un paio di destri, il Ragno Rosso li spedì nel mondo dei sogni senza nemmeno sudare. In pochi minuti aveva sistemato la questione. Si avvicinò ad una cassa e prese un campione di droga dal panetto plastificato. Ne avrebbe analizzato un campione una volta tornato in laboratorio. Pochi istanti dopo abbattendo una porta una squadra di agenti penetrò nel magazzino a pistole spianate.

<FERMI TUTTI, POLIZIA!> ordinò il caposquadra.

<E’ QUEL RAGNO ROSSO!> urlò un altro.

<MANI IN ALTO, SEI IN ARRESTO!> gridò un terzo.

Il Rosso non ci pensò due volte a spiccare un balzo che lo allontanò dalla portata dei loro colpi. In teoria, gli agenti non dovrebbero mai sparare per primi ma si trattava di un superumano, e bastava mettere sul rapporto che aveva manifestato ostilità per non avere grane. Ben non aveva paura di rischiare la vita contro ogni genere di criminale ma vedere che erano dei colleghi poliziotti, degli amici, i “buoni” a cercare di beccarlo lo faceva stare male. Non poteva volergliene però. Ufficialmente, era il maggiore indiziato per l’omicidio di Ken Ellis e quei ragazzi facevano solo il loro dovere. In brevissimo tempo si allontanò da quel magazzino. Si sedette in cima ad un palazzo e si levò la maschera, arruffandosi i capelli biondi con le mani.

C’era elettricità nell’aria, il cielo era nuvoloso, minaccia di piovere a momenti . Una fresca brezza lo colpì dritto in faccia, procurandogli un delizioso brivido alla schiena.

<Maledetto Tarantula  Nera …> disse sconsolato.

 

New York City, sede della Oscorp, quel pomeriggio.

 

Il dottor Brian Snyder [2] era a capo dell’equipe medica che si occupava di suo figlio David. Quel giorno convocò Elizabeth dicendo di avere buone notizie riguardo la condizione di suo figlio.

<Prego signorina, si accomodi.>

<Di cosa voleva parlarmi, dottore?> chiese prima ancora di sedersi.

<Capisco la sua impazienza, ma come le dicevo, ho notizie rassicuranti per lei. Io e il mio staff abbiamo deciso di utilizzare su suo figlio una cura sperimentale … un nuovo tipo di farmaco per la sua situazione particolare. >

<E … ha funzionato?>

<E’ ancora presto per dirlo, ma la situazione è stabile. La degenerazione cellulare non sta regredendo, ma quanto meno si è stabilizzata,  sta rispondendo abbastanza bene alla cura. Direi che ci sono le basi per un trasferimento. I nostri laboratori di San Francisco sono sufficientemente attrezzati per monitorare la situazione.  In poche parole signorina …>

<Possiamo … tornare a casa?>

<E’ esattamente quello che volevo suggerire. Così potrà andargli a fare visita ogni volta che vuole.>

<Grazie dottore … grazie …> la donna tirò un grosso sospiro di sollievo. Chiese di poterlo vedere e il dottore la fece accompagnare alla stanza del bambino.

Attualmente aveva l’aspetto di un bambino di 12/13 anni, ma lei sapeva di averlo dato alla luce solo quattro anni fa. Era sdraiato nel letto, privo di conoscenza, con attaccata una flebo e diversi elettrodi.

Elizabeth gli accarezzò i capelli, piena di speranza.

<Torniamo a casa, tesoro … e non li lascerò più.> gli disse baciandogli una mano.

 

 Federal Office Building, sede del FBSA, Los Angeles.

 

Non era certo un tipo che passava inosservato: alto, biondo e con gli occhi azzurri, fisico palestrato tipo Schwarzenegger . Quando attraversava il corridoio, le segretarie se lo mangiavano con gli occhi. Tuttavia Jack Daniels non era molto popolare. Era un tipo un po’ orso , e incuteva timore negli altri colleghi. Ma per lui era meglio così, non voleva assolutamente attirare l’attenzione, perché l’agente speciale Daniels in realtà era un uomo dai molteplici segreti. Primo, quello non era il suo nome. Era nato come John Walker a Custer’s Grove, in Georgia, e per un certo periodo aveva vestito i panni dell’eroe più celebre della nazione, quelli di Capitan America, prima che il mondo gli crollasse addosso e tutta la sua vita finisse in pezzi. Così il governo lo “uccise” in modo da poterlo riarruolare con una nuova identità, quella di USAgent, supereroe governativo. Il suo compito era obbedire agli ordini , e proprio obbedendo ad uno di questi che quest’oggi bussa alla porta del suo capo per trovarci nientemeno che il direttore Jasper Sitwell in persona.  John sapeva del suo arrivo, ed era per questo che non manifestò alcuna sorpresa curiosità. Notò che il SAC [3] era assente e questo gli confermò che quella che lo aspettava non era una missione per solo Jack Daniels, ma anche per USAgent.

<Buongiorno signore. Voleva vedermi?>

<Si John, entra. Siediti.>

<Di cosa si tratta?>

<Dimmi, conosci il soggetto ripreso in questa fotografia?>

<Sissignore. Sembra una specie di … Uomo Ragno alternativo.>

<Si fa chiamare Ragno Rosso. E’ una specie di suo “clone”, se così si può dire. Qualche anno fa bazzicava anch’egli a New York, ma da qualche tempo a questa parte pare si sia trasferito qui nella West Coast, più precisamente a San Francisco. Pare sia implicato nell’omicidio di un giornalista.>

<Ho capito, vuole che me ne occupi io, non è vero?>

<Si infatti. In quanto agente superumano è un caso di nostra competenza. Come USAgent non hai mai avuto a che fare con l’Uomo Ragno?>

<Si l’ho incontrato in un paio di occasioni> rispose <E se posso essere franco, m ha fatto una buona impressione. Non aveva per niente l’aria dell’assassino.>

<Ciò non toglie che non possa diventarlo … e comunque, per quanto ne sappiamo questo secondo Ragno potrebbe non avere gli stessi scrupoli morali del primo.>

<Giusta osservazione. Cos’altro sappiamo?>

< Purtroppo nient’altro. E’ enigmatico quanto il suo gemello di New York. Il tuo compito è rintracciarlo e portarlo qui. Te la senti?> chiese, pur conoscendo già la risposta.

<Assolutamente. Non avrò problemi, signore. >

<Era quello che volevo sentire, Walker.> 

 

Il giorno dopo, Palazzo di Giustizia, Quartier Generale del Dipartimento di polizia.

 

Ben sbadigliava continuamente. Nelle ultime settimane aveva cominciato a soffrire d’insonnia e per questo motivo aveva passato tutta la notte in giro per le strade appeso alle sue tele. Ora però ne pagava il prezzo. Ultimamente aveva preso l’abitudine di prendere il caffè alla macchinetta al piano terra, assieme ai suoi ex colleghi di pattuglia. Solitamente si passava il lunedì mattina a discutere dei risultati dei Giants, ma quella mattina era un altro l’argomento di conversazione attorno al distributore automatico.

<Dì un po’ ma tu da che parte stai?>

<Non è una questione di “parti”, McClusky, dico solo che …>

<Che cosa, sentiamo? Quello è ricercato per omicidio, ed il nostro dovere è inchiodarlo … e tu parteggi per lui anzichè per i tuoi fratelli in divisa?>

<E’ SOSPETTATO di aver commesso un omicidio, almeno finchè non mi dimostri il contrario … l’ultima volta che ho controllato questo paese funzionava così …>

<Quel giornalista voleva rivelare chi fosse realmente, lui è entrato in casa sua e gli ha spappolato il cranio a mani nude … se è innocente, perché non si procura un avvocato e affronta il processo? Invece scappa e non si fa prendere … questo cosa significa per te, amigo? E poi perché diavolo porta una maschera eh?>

<Da sempre i supereroi indossano una maschera, serva a mantenere l’anonimato per evitare ripercussioni sui propri cari.>

<Già … oppure ha altri motivi per non farsi vedere in faccia eh? Magari è uno di quei “no ablas” arrivati clandestinamente in questo paese, come probabilmente hanno fatto i tuoi, vero?>

Non riuscì a resistere allora provocazione e per questo motivo il ragazzo spintonò McCluscky e si apprestava a colpirlo con un pugno; arrivando da dietro Ben intercettò il pugno bloccandolo con la mano destra, evitando così che andasse a segno, e separò i due contendenti.

<Finiamola qui ragazzi … altrimenti dovremmo fare installare un distributore di camomilla.>

<Non m’impressioni De la Hoya … avanti, fatti sotto!> gli altri trattennero McClusky e evitarono lo scoppio di una rissa.

<Dai ragazzi, Ben ha ragione … fatela finita!> in breve comunque gli animi si placarono, e ognuno andò per la sua strada.

<Ne riparliamo …>

<Quando vuoi …> gli rispose l’ispanico, ancora trattenuto da Ben. Poi si strofinò la mano e gli disse:

<Ma lo sai amico che hai una bella presa?>

<Grazie. Giocavo a uh, baseball …>

<Comunque, hai evitato che mi cacciassi nei guai. Ah io sono Vincent Gonzales. Puoi chiamarmi Vin.> [4]

<Ben Reilly. Avevo capito che ti chiamassi De la Hoya …> disse pigiando il bottone della macchinetta con la scritta “caffè forte”.

<Ah no … eh eh, no no quello è un soprannome… sai, come il pugile. Me lo hanno affibbiato per via di una  cazzata che ho fatto tempo fa … e che stavo per ripetere.>

<Si beh McClusky è uno stronzo, ma non vale la pena sporcarsi le mani con uno come lui. Dì, ma di che stavate parlando?>

<Del Ragno Rosso. E’ per via di quella faccenda dell’omicidio. Mi sono permesso di sostenere che potrebbe essere innocente e subito mi sono saltati addosso.>

Fu come ricevere una cuscinata quando t’aspetti una mattonata.

<Tu … pensi davvero che lui sia innocente?> chiese con un pizzico di apprensione dovuto alla curiosità.

<Beh non lo so … forse. Voglio dire, uno non si mette a combattere il crimine per poi commetterne uno, ti pare? Voglio dire, è quanto meno un comportamento bizzarro. E se fosse stato incastrato, per esempio?> Tanta fiducia da parte di un poliziotto rincuorò Ben.

<Non lo so … potresti anche avere ragione … senti, ne parliamo davanti ad una birra stasera? A che ora stacchi?>

<Alle nove. Però lo offro io, mi sembra d’obbligo.>

<Come vuoi. Ci vediamo qui davanti per le nove.> disse scambiandosi un “cinque” d’intesa.

Mentre si recavano all’uscita, videro un uomo dalle spalle larghe e i capelli a spazzola al banco dell’informazioni. Il senso di Ragno di Ben pizzicò all’improvviso.

<Cacchio quant’è grosso … guarda che spalle! Uno così ci avrebbe fatto comodo negli SWAT …>

<Uh mi sembra di averlo già visto … chi è?> chiese, sperando di avere delucidazioni.

<Ah ti credo che “l’hai già visto” … sembra Dolph Lundgren! Pare sul punto di dire “Ti spiezzo in due”!> rispose Vin scherzando.

<Seriamente, lo conosci?>

<No, però aspettiamo che se ne vada e lo chiediamo.> Quando il biondo si allontanò con un collega, Vin e Ben andarono a chiedere informazioni.

<Ehi Carl … chi è il grosso?> chiese Vin.

<E’ un federale. Ha chiesto il fascicolo sul Ragno Rosso. L’ho mandato dalla Morrell. Dice che dato che prima operava nella Costa Est stanno indagando su di lui. Per quel che mi riguarda il caso è il loro, che se lo tengano pure!>

<Anche loro si sono messi a darmi la caccia> pensò Ben <Non promette nulla di buono … e perché quell’uomo mi è tanto familiare?>

 

New York City. Quella notte.

 

I tetti della “grande mela  hanno visto migliaia di volta uomini e donne in costumi variopinti muoversi sopra di essi nella loro caccia ai criminali. Alcuni i loro sono tra i più famosi del mondo … Capitan America, l’Uomo Ragno, Devil,  la Vedova Nera ... altri invece lo sono meno. Prowler è tra questi, sconosciuto ai più, ma non per questo meno determinato nel rendere le strade più sicure. Questa sera però mentre volteggia tra i palazzi un pensiero attira tutta la sua attenzione: nella sua identità civile Hobie Brown ha ricevuto un’importante offerta di lavoro nella sede principale della Tomorrow Corporation a San Francisco. Si parla di un sostanzioso aumento di stipendio, e la possibilità di lavorare con alcune delle più sofisticate tecnologie di oggi; l’azienda ha dimostrato di avere molta fiducia nel suo genio, e in poco tempo gli ha offerto una promozione. Una bella gratificazione, dopo una vita passata a fare lavori in cui il suo ingegno era sprecato, eppure la cosa lo turba. Per tornare a New York , dopo un periodo in cui i due s’erano allontanati, sua moglie Mindy ha  chiesto pochi mesi fa un trasferimento, e attualmente è tornata da non molto  al lavoro dopo la maternità. Accetterebbe di cambiare città in queste condizioni? E per il lavoro? Il suo stipendio gli da la possibilità di mantenere tre persone, ma lei accetterebbe di fare la casalinga? [5] Abbandonò questi pensieri non appena arrivò alla sua metà:  sotto di lui un gruppo criminali aveva forzato il retro di un negozio di elettrodomestici e stavano caricando la merce su di un furgone grigio. Tv al plasma, stereo, computers … una bel bottino, non c’è che dire. Sicuramente avevano una talpa all’interno, perché non c’era nessun allarme che suonava. Si lanciò dal tetto, usando il mantello per planare, e atterrò sopra il furgone, facendo un gran botto all’impatto.

<Mettere giù la merce e alzate le mani …> disse, ma come al solito l’invito non venne raccolto.

<E questo chi cazzo è? > domandò uno.

<Fottitene. Sparagli!> gridò un altro.

Prima che riuscissero a premere i grilletti però dalla sua polsiera il vigilante mascherato lanciò un fumogeno e protetto dalla nuvola di fumo si lanciò su di loro: un colpo di capoeiera stese il primo di loro, mentre in secondo riuscì a sparare alcuni colpi ma riuscì a forargli solo il mantello; Prowler scattò verso di lui e con i suoi artigli fece a pezzi l’uzi. Il tizio al volante del furgone mise in moto e si diede alla fuga. Il furgone sfrecciò per la strada, lasciando cadere dal retro la refurtiva. Non fece troppi metri però perché da sopra il tettuccio il volto mascherato  gli apparì davanti. Il mantello coprì completamente la visuale e il mezzo cominciò a sbandare. Prowler sfondò il parabrezza e lo afferrò per il bavero, tirandolo fuori  dal sedile mentre il furgone andava a schiantarsi contro un lampione. Dopo avergli legato i polsi e aver sentito le sirene della polizia avvicinarsi Prowler lanciò un cavo e sparì verso  l’alto. Quantomeno quei farabutti sono stati una distrazione e gli hanno dato l’opportunità di sfogarsi. Non tutto il male viene per nuocere, dopotutto.

 

In quello stesso momento al “Maracaibo”, un pub di San Francisco.

 

<Vieni spesso qui?> gli chiese Ben.

<Oh si, il barista è un mio amico. Perché, non ti piace?> rispose Vin.

<Tutt’altro, è un posto simpatico. Senti allora … mi dicevi che eri negli SWAT …>

<Si è così. Mi hanno buttato fuori dopo che ho preso a pugni il mio caposquadra … non gli piacevano gli ispanici, e dopo un’operazione ne ha dette alcune di troppo … quella volta però ero incazzato e gliene ho mollato uno! Giuro su dio, un destro dritto in bocca, BUM! E lui m’è cascato in terra come una pera matura … è così che m’hanno affibbiato il soprannome “De la Hoya” … che per inciso, è anche il mio campione preferito.>

<E’ un vizio il tuo eh? Come stamattina, quando discutevate sul Rosso …>

<Devo imparare a controllare i nervi, lo so … ma McClusky me le ha fatte davvero girare. Io ho solo detto questo: non è alquanto sospetto che per ammazzare quell’Ellis il Rosso gli ha fracassato la testa? Voglio dire, quanti superumani ci sono a Frisco? In questo modo entri immediatamente nella lista di sospettati, ti pare? Insomma,  se fossi stato al suo posto l’avrei avvelenato, soffocato o che cazzo ne so … ma di certo non entravo in casa sua dalla finestra per rompergli la testa come un guscio d’uovo, capisci quello che intendo?>

<Perfettamente.> disse Ben buttando giù un sorso della sua birra.

<Per questo non credo sia stato lui … che poi, non che ne giustifichi l’omicidio, per carità di Dio, ma quell’Ellis perché non s’è fatto i cazzi suoi? Voglio dire, tu nasci od ottieni dei superpoteri e cosa fai? Li usi per combattere il crimine! Ti metti una maschera e prendi a calci in culo i farabutti! Per me a quelli come lui dovrebbero dare una medaglia, dammi retta. E quello stronzo di giornalista che fa? Lo ricatta e minaccia di mettere in prima pagina la sua vera identità, solo per farsi un nome! Ecco cosa c’è che non va in questo cazzo di paese!>

Era una sensazione fantastica … qualcuno che credeva in te, che ti sosteneva. Ben si sentiva gratificato, apprezzato come di rado gli capita di sentirsi, almeno quando pensa al suo alter ego mascherato.

<Un altro giro, Vin. Offro io!> disse, sorridendo.

 

In un motel nel centro di San Francisco.

 

L’agente “Jack Daniels” aveva preso una stanza ed era stato tutta la sera ad analizzare tutta la documentazione sull’omicidio Ellis.

<Una donna cazzuta, quella Sabrina Morrell> pensò mentre si faceva una pausa caffè <Quando le ho chiesto una copia del fascicolo sembrava che mi volesse pestare. Non devono piacergli i federali. Dev’essere dura per una pupa farsi largo in un ambiente prettamente maschile come quello della polizia. Per certi versi mi ricorda Valerie.>  Mentre beveva dalla tazza, riepilogava per l’ennesima volta quanto aveva letto.

Il giornalista diceva di avere prove schiaccianti che dimostravano la vera identità del Ragno Rosso, e questo lo avrebbe ucciso schiacciandogli il cranio con le mani.

<Non fa una piega> pensò John.

<Quando uno minaccia di spifferare la tua identità il primo pensiero che ti passa per la testa è metterlo a tacere. Quand’ero Capitan America ed Ethan minacciò di rivelare alla stampa la mia identità io e Lemar ci mascherammo da Guardiani della Volta e gli intimammo di tenere la bocca chiusa. Non funzionò e a causa sua mà e pà vennero uccisi. Forse il Rosso voleva evitare conseguenze simili …> [6] il ricordo gli strinse il cuore. Per quanto la vita possa andare avanti, il ricordo dei propri genitori uccisi fa sempre male. Si concentrò sul suo obiettivo: Il Ragno Rosso. Un vero enigma. Non si conosceva nulla di lui, così come del suo omologo newyorkese. In che rapporti erano? E come hanno ottenuto i loro poteri? Era un mutante? Se si, perché non facevano parte degli X Men o di qualche gruppo simile? Un ipotesi parlava di origine aliena, ma si sentiva di scartarla. S’erano incontrati due volte e gli aveva dato l’impressione di essere normalissimo: il modo in cui parlava, il suo slang, le battute … tutt’altro che alieno (e lui di alieni ne aveva conosciuti a bizzeffe, coi Vendicatori). Anche la sua compagna di squadra Aracne, che un tempo si faceva chiamare “Donna Ragno”, non sapeva nulla su di lui.

<Chi sei realmente?> domandò alla foto che teneva in mano. Ma sapeva bene che se voleva delle risposte non poteva ottenerle continuando a fissare una fotografia. Andò verso la sua valigia, la aprì ed estrasse il suo scudo.

<E’ ora di andare in giro a fare qualche domanda …>

 

Continua …

 

Le Note

 

Dopo essermi sbarazzato del “buono” e del “brutto” (scegliete voi chi tra Carlo e Mickey è l’uno o l’altro) eccomi solo al timone di questa serie ragnesca, in cui mi occuperò di concludere le sottotrame iniziate dai miei predecessori e di crearne di nuove. Uno dei miei tormentoni sono i titoli che fanno riferimento a film famosi, e in questo caso mi sono ispirato a “Caccia ad Ottobre Rosso”.

 

Non c’è molto da dire in questo nuovo numero, se non che si svolge dopo i numeri 73/76 della serie “L’Uomo Ragno” di Mickey e che ho introdotto alcuni di personaggi che occuperanno queste pagine nei mesi a venire. Come prima guest star di questa mia nuova avventura mi sono divertito ad utilizzare uno dei personaggi Marvel che più preferisco , ovvero USAgent.

 

[1] L’arresto di Slug, il boss della droga della West Coast, è avvenuto nei numeri 12/13 della serie MarvelIt Team Up.

 

 [2] Se il nome Snyder vi dice qualcosa, vuol dire che seguite la serie “Vendicatori Segreti”; lì troverete un’altra scienziata dal medesimo cognome, ms Emily, che è sul libro paga di quel “gentiluomo” di Lukin. Mi pareva simpatico dire che avesse un fratello che lavorasse per un altrettanto brav’uomo come Norman Osborn. J

 

[3]  Special Agent in Charge, Agente Speciale in Comando, capo di un ufficio locale di un'agenzia di polizia federale, in questo caso del FBSA. L’FBSA è una sorta di agenzia tipo FBI ma che si occupa di reati commessi da superumani, un invenzione MarvelIT.

 

[4]  Fa il suo esordio in MiT Vincent “Vin” Gonzales, personaggio che come avrete modo di leggere si discosta molto dalla versione USA. Tenetelo d’occhio perché Vin riserverà molte sorprese … ;)

 

[5] Le vicende narrate da Prowler sono accaduti nell’omonima miniserie scritte da Fabio “faccio sposare tutti i miei personaggi” Volino.

 

[6] L’aneddoto che racconta USAgent risale al periodo in cui muoveva i primi passi come Capitan America: il suo ex manager Ethan Trump minacciò di rivelare alla stampa la sua vera identità se il governo non gli avesse dato quello che lui avidamente chiedeva. John e il suo socio di allora, Lemar Hoskins alias Battlestar (anche se all’epoca aveva l’identità di Bucky, poi mollata per motivi razziali) si travestirono da Guardiani e appunto gli intimarono di mantenere il segreto (i “Guardiani” per chi non lo sapesse sono i carcerieri della “Volta”, il carcere di massima sicurezza per superumani della Marvel, che indossano delle armature di colore verde simile a quelle di Iron Man – ma meno potenti) . Trump non si fece intimorire e in seguito lui e i suoi scagnozzi rivelarono l’identità segreta di Cap/John Walker in diretta nazionale, e a causa di questa rivelazione un gruppo di fanatici bigotti chiamati “i Cani da Guardia” uccisero i suoi genitori, dando via a quell’escalation di rabbia e violenza che costerà il ruolo di Cap a Walker e che, come avete letto, spingerà il governo a simularne la morte e a dargli una nuova identità, quella dell’agente “Jack Daniels”.

 

E’ tutto. Nel prossimo numero: USAgent contro il Ragno Rosso e …  non solo ;)

Carmelo Mobilia.